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Il paradosso è che il popolare sport nasce nel cuore del calcio tradizionale, ossia in Brasile. Oggi rappresenta uno dei principali sport da spiaggia e una disciplina che appassiona milioni di atleti e amatori. Vede la luce all’incirca negli anni Settanta e quasi per caso quando un gruppo di bagnanti decisero di applicare le regole del beach volley a un campo creato per caso sulla falsariga della pallavolo giocata in spiaggia. E nel 2019 siamo di fronte a un vero e proprio sport che ha federazioni nazionali e tornei accreditati. In Italia invece lo sport viene sostenuto ancora a un livello più amatoriale grazie al lavoro di diverse società dilettantistiche.

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Tra le regole c’è sicuramente quella più ‘aurea’ di tutte. La palla può essere colpita con ogni parte del corpo, mani e braccia esclusi. Ogni squadra è composta fino a quattro persone e può toccare la palla tre volte al massimo. Dopo il terzo colpo bisogna rimandarla dall’altra parte per fare punto oppure lasciarla cadere. Un giocatore non può giocare la palla due volte consecutive. L’azione del gioco continua fino a quando la palla tocca la sabbia o viene spedita fuori. Gli incontri si disputano al meglio di 2 set su 3 o 3 set su 5 e per mezzo di un pallone ufficiale messo in gioco dall’arbitro.
Il paradosso è che il popolare sport nasce nel cuore del calcio tradizionale, ossia in Brasile. Oggi rappresenta uno dei principali sport da spiaggia e una disciplina che appassiona milioni di atleti e amatori. Vede la luce all’incirca negli anni Settanta e quasi per caso quando un gruppo di bagnanti decisero di applicare le regole del beach volley a un campo creato per caso sulla falsariga della pallavolo giocata in spiaggia. E nel 2019 siamo di fronte a un vero e proprio sport che ha federazioni nazionali e tornei accreditati. In Italia invece lo sport viene sostenuto ancora a un livello più amatoriale grazie al lavoro di diverse società dilettantistiche.

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